Ma cosa c’entra col bridge?
E se vi dicessi che c’entra, e più di quanto possiate immaginare?
Agli albori del (mio) bridge (avevo circa 16 anni), senza saperlo stavo iniziando a muovere i primi passi verso quella che sarebbe diventata la mia più grande passione. Non vi starò a raccontare tutti i fortuiti e casuali avvenimenti, statisticamente improbabili, che hanno determinato questo mio futuro cammino: mi limiterò solo a un anno… quello del mio diploma.
Abituato a voti quali il 10 in prima e seconda liceo, con l’avvento del bridge decadevo a 8, per terminare in quarta e quinta liceo ad obbrobriosi 7 e 6. In effetti ero un po’ preoccupato… dovevo studiare (anche se onestamente, essendo il tutto causato, come avrete capito, da un “gioco notturno”, ehm… mi sarebbe forse bastato dormire…).
Sfortuna vuole però che, a metà primavera dell’ultimo mio anno di liceo, arrivasse in Riviera il fratello di un mio carissimo amico, tal Lorenzo, fumatore incallito (5 pacchetti al giorno), casualmente professore di Filosofia all’Università di Padova, che mi chiese di instradarlo nel gioco…
Il livello di cultura generale di Lorenzo non è minimamente immaginabile. Parlavate di Alfa, e lui ci collegava Beta e Gamma… Chiedevate un risotto al ristorante, e lui per gioco vi ci collegava tutti i diversi tipi di riso, le origini, i diversi tempi di cottura, distinguendo fra risi nazionali ed internazionali, fra nomi latini e greci e differenti usanze intercontinentali, differenti modalità di semina, per terminare (forse…) con la scacchiera e il compenso chiesto per averla inventata (un chicco sulla prima casella, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza e così via…).
Ascoltarlo era un piacere. Non vi accorgevate del passare del tempo. Era il genere di professore talmente colto da poter convintamente interrogare i suoi studenti chiedendo “Mi dica le differenze filosofiche fra Cartesio e Des Cartes”. Lasciandoli soffrire per lunghissimi minuti a spiegare la diversa etica e le diverse linee di pensiero… Perché, per chi non lo sapesse, sono la stessa identica persona (Cartesio (Renè des Cartes) (1596-1650)). Era insomma una I.A. vivente.
Ma non era cattivo. E non bocciò quello studente. Anzi, quando me lo raccontò, prima in stile serio “Bene, allora mi dica le differenze…“, quindi in stile terroristico “Ma lo sa che il suo esame era da 25 e adesso non posso più darle neanche 18?”, per finire in stile umanitario “Va beh, le darò 18, va bene?“, ritrasformando poi quel 18 nuovamente in 25, traspariva proprio quanto si fosse divertito.
Va beh… prima che mi perdessi nei meandri dei ricordi, tutti veri, eravamo alla sua richiesta di instradarlo nel gioco… A cui risposi, molto onestamente “Non posso, devo studiare” cui lui, certamente in buona fede, mi rispose “Ma che problema c’è? Andando e venendo in auto ti spiego tutto io”...
Per dirla alla Manzoni, ora…
“Lo sventurato rispose”.
Perché alla Manzoni? Perché faceva parte degli autori da portare all’esame ed io, lo ammetto, i Promessi Sposi non li avevo neanche aperti.
Cosa volete che vi dica… Ero OBBLIGATO a studiarli, e quindi NON LO FACEVO. Poi, quella stessa estate, ergo DOPO, ero al mare, per caso ho iniziato a leggerli a spiaggia, e non mi sono più fermato. Era bellissimo… Non mi chiedete dove sia la logica in tutto ciò… a diciotto anni di logica ce n’è poca…
Ma ora torniamo alla fase del mio e suo apprendistato, e torniamo a Lorenzo… ed immaginatevi un mese di tornei, diciamo 5 sere su 7, diciamo mezz’ora ad andare e mezz’ora a tornare, ma soprattutto immaginatevi una persona che vi spiega dando per scontato che voi sappiate. Se io vi dico: “dovete giocare cuori“, voi potete non comprendere perché, ma certamente capite cosa io intenda…

Lui una sera funesta, durante un ritorno a casa, mi parlò del Manzoni e degli effetti dell’influenza dell’eresia Catara sui suoi scritti. Ah… l’avessi registrato… io ascoltavo semplicemente estasiato… L’unico eventuale appunto é che, ancora oggi, non ho ben capito a cosa si riferisse esattamente con queste connessioni (ed ormai è troppo tardi per chiederglielo… i 5 pacchetti di sigarette al giorno hanno fatto proselitismo fra le metastasi) ma, fin lì, non era ancora successo nulla…
Finché venne il giorno dell’esame orale, che io ricordo come in un incubo. Avevo fatto degli scritti decenti… La matematica non mi era ostile, e Pirandello alla fin fine era matto come me, per cui ero riuscito ad inventare bene…
Ma all’orale mi chiesero il Carducci.
Ora, a voi dico qui la pura verità: ormai è tutto prescritto... La professoressa di Italiano ci aveva detto chiaramente: “io il Carducci non ve lo insegno perché non mi piace” (o non ne condivido le idee… non ricordo). Ecco, ora mettetevi nei miei panni: siete seduti, 5 persone vi guardano, e la domanda è “Ci parli del Carducci”. Oltre al fatto che forse si chiamasse Giosuè, non sapreste aggiungere altro… neppure un verso o una strofa.
Voi lo avreste detto: “Non me lo hanno insegnato!”? Beh, io sarò stato anche stupido, ma non fino a quel punto… Sicché feci scena muta. Venne allora l’altra domanda, quella che in genere i professori fanno quando vedono qualcuno in difficoltà, e vogliono aiutarlo…
“Ci parli di qualche autore, scelga pure…”
E io dissi… “Il Manzoni“, sapendo a stento la trama del suo romanzo, ma potendomi dilungare, e proprio grazie a Lorenzo, su molte informazioni particolari… di quelle che non si leggono nei libri… e parlandone quindi per 3 o 4 minuti…
E fu qui che, nella foga dettata dalla superficiale padronanza della scena, commisi l’errore fatale… dicendo.. “la cui opera fu profondamente influenzata dall’eresia Catara”.

Vidi subito dagli occhi dei presenti come nessuno ne sapesse nulla… E vidi il mio interlocutore chiedermi “Eresia Catara? Sarebbe?”. Ecco… se qualcuno avesse saputo cosa fosse stata, forse me la sarei cavata… ma.. ehm… nessuno… nessuno sapeva di cosa stessi parlando. Nemmeno io.
Lorenzo li avrebbe stesi in un amen. Io no. Anzi. Li avevo anche indispettiti… perché “intuivano” che io potessi avere ragione, e che quindi erano loro gli ignoranti… ma sapete bene quanto sia difficile ammetterlo in certe situazioni… per cui ripresi la mia scena muta, e con l’orale di Italiano terminai così…
Il compito di matematica aveva stupito il mio referente. Avevo iniziato con un 5+7=11. Da lì in poi, usando logaritmi, radici quadrate, derivate, studi di funzione… non sbagliando più nulla. Era combattuto perché il risultato era ovviamente sbagliato, ma era stato ottenuto in modo talmente brillante e spettacolare (partendo da 12 sarebbe stato banale) che non se la sentiva di darmi una insufficienza… interrogandomi capì che il tutto era farina del mio sacco, e ciò gli bastò.
In Inglese dissi una sola parola. Non “yes”, non “goodmorning”, non “thanks”. Dissi “Dante”, che era la risposta corretta, senza né premettere né aggiungere alcunché. Come orale di inglese, non male neh?
Ecco… io ora vi scrivo tutto ciò perché proprio il bridge mi ha aperto le porte su un aspetto che sarebbe rimasto a me sconosciuto: l’eresia catara!!! E sono sicuro che anche voi, ora, siete curiosi. E volete sapere… ogni bridgista che si rispetti, infatti, dovrebbe!!!
Ecco, per dirla scopiazzando in internet, i Catari erano gli adepti di un movimento che rifiutava ogni bene materiale, non praticava il sesso (avrebbe creato figli del Demonio) e si asteneva dal consumo di carne e uova (perché anche la loro filiazione era altrettanto demoniaca); accusavano la Chiesa di Roma di essere al servizio di Satana, a causa della sua corruzione e dell’attaccamento ostinato alla materia.
I Catari volevano l’estinzione della razza umana, autoinducendola semplicemente tramite l’ assenza di nuove nascite: unico modo per loro di sfuggire dalla schiavitù infinita di Satana e del loro tempo. Infatti sia il Papa che il Re di Francia la combatterono con ogni mezzo, mettendo a ferro e a fuoco intere città.
E’ giustappunto in quel periodo che un legato pontificio, al comando delle truppe, circondata una chiesa in cui avevano trovato rifugi sia cristiani che catari, disse la famosa frase “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi“.
In che modo il Manzoni ne fosse influenzato non lo saprei dire con certezza, ma effettivamente nel romanzo, pur essendo presenti (ma di rado) alti prelati, sono gli umili frati (Fra Cristoforo), il povero e pauroso curato (Don Abbondio), i personaggi clericali attivi…
E così, ecco spiegata l’attinenza col bridge.
Il bridge, e non è affatto cosa da poco, stimola la curiosità…
L’uomo è l’unico animale curioso, e più questa caratteristica è sviluppata, e più l’uomo è intelligente.
Però, dato che a me ci son voluti quasi 50 anni per capirlo… non dovevo esserlo molto… neh?

IN RICORDO DI LORENZO + 4/1998
Thanks to Photos Designed by pikisuperstar / Freepik