Che ci crediate o meno, non è necessario parlare sempre di bridge, anche in un sito apparentemente dedicato solo a quello. Il bridge, alla fin fine, non è altro che un esercizio di vita, e come tale dovrebbe solo insegnarvi a vivere meglio. Non so… forse sono solo io… e la mia visione dislessica del Mondo… ma vedendo molteplici interconnessioni fra la vita reale di tutti i giorni e gli insegnamenti del bridge, mi viene spontaneo pensare che anche gli altri queste interconnessioni le vedano. Se non tutte, almeno una buona parte…
Il titolo è un inizio di interconnessione. Per chi non dovesse aver fatto il classico, potrebbe sembrare un po’ ostico. Eppure il motto dovrebbe essere una caratteristica di tutti i bridgisti: IL CARATTERE (virtus) SI TEMPRA (virescit) NELLE AVVERSITÀ (vulnere). E per avversità dovete intendere il lato più esteso del termine. E’ una avversità perdere un contratto steso, perdere una Competizione, un Campionato, un’ Appalto, un’ Elezione Politica…
Perché tutti, fateci caso, vi insegnano solo come vincere. E vi spiegano quindi la manovra di Guillemard, il morto rovesciato, le tecniche di affrancamento, i barrage, il support double… (o le tecniche di marketing, di programmi elettorali,…). Insomma, limitandoci ora al bridge, vi insegnano qualunque manovra o tecnica dichiarativa che faccia lievitare le (vostre) prese.
Ma poi, se nonostante tutti i vostri sforzi, doveste perdere?
Non esiste libro o filosofia per il perdente. Nessuna psicoterapia è prevista.
Veniamo abbandonati a noi stessi, proprio nel momento in cui un supporto sarebbe basilare, nonché di maggior bisogno.
Proprio su questo argomento, vengo anche talvolta dileggiato, perché ad un primo sguardo superficiale, evidentemente “sembro” rinunciatario. Ahimè… Proprio io… abituato a tirar fuori il sangue dalle rape, quegli splendidi e magnifici tuberi, incommensurabili per certi aspetti e per certe caratteristiche, ma pur sempre rape… E prendete ben nota: ho detto “splendidi” “magnifici’ “incommensurabili”… ma, chissà perché, sono quasi sicuro che mi verrà “ricordato” solo “rape”… sigh…
Va beh, perdonate l’excursus culinario… E tralasciamo questi aspetti, che ci porterebbero lontano.
Ecco, io qui vorrei dimostrarvi perché, nel perdere, a bridge o nella vita, ci sono anche dei vantaggi…
Ma andiamo per gradi…
Lo sapevate che esistono le virtù cardinali? Ecco, io lo sapevo ma, per mia ignoranza, pensavo fossero solo tre, sempre dicendomi… ma, se sono cardinali, non dovrebbero essere quattro: Nord Sud Est ed Ovest?

E invece no, le “virtù cardinali” pare siano solo tre, e sembrano non avere nulla in comune coi corrispondenti “punti cardinali” già a partire dai nomi, che per la cronaca sono “FORZA, SAGGEZZA, TEMPERANZA”.
Il che dovrebbe farvi capire quanto sia facile sbagliare i propri giudizi, soprattutto quando superficiali… E quindi, adesso che siete informati, non collegate subito il Vincere come ad una bella cosa, perché Vincere è veramente bello solo quando tutti vi battono le mani.
Se qualcuno però non le batte, fatto lecito in qualunque attività vagamente democratica, sorgono o quantomeno possono sorgere legittimi sospetti: come è stata ottenuta la vittoria? Barando? Ingannando? Ricattando? Corrompendo? O in modo etico? Perché la democrazia, come il bridge, quando non funziona, è ancora peggio della dittatura…

Ma veniamo ora ai vantaggi di una sconfitta.
Il primo vantaggio di una sconfitta è che vi aiuta a crescere. In tutti i sensi. Ripensate al titolo. E’ infatti estremamente facile scrivere la storia quando si è vittoriosi, ma è nella sconfitta… è quando una dama di picche vi si nega… che si vede la differenza fra chi segue i propri amori, i propri ideali o semplicemente il proprio tornaconto.

Il secondo vantaggio di una sconfitta è che vi fa trovare i veri amici. Non personaggi da quattro soldi, banderuole pronte a vendersi per una bottiglia di vino, per due righe di considerazione su giornali che non legge più nessuno, o per una minima soddisfazione personale. Perché tenere gli amici, quando sconfitti, è molto difficile. Ed è per questo che sono ancora più preziosi.
Il terzo vantaggio di una sconfitta è che vi permette di ritentare. Non crediate che il successo sia sempre immediato: uno si sveglia, tenta, e vince. Non funziona così. Uno tenta e perde, tenta e perde, tenta e perde… e poi, forse, ha successo. Ma ha avuto successo solo perché ha tentato e ritentato finché non è riuscito. Perché ha ritentato una volta di più.
Però adesso basta parlare di sconfitte. Non vorrei che mi prendeste troppo alla lettera. Non vi sto dicendo, a bridge, di perdere appositamente… Assolutamente no.
Voi provate a vincere, con tutto il cuore, l’anima e la mente. Ma fatto quello, accettate la sconfitta di buon grado…
Ma siate coerenti.
Se ai vostri avversari non battete le mani, non frequentateli neppure.
Perché la coerenza non sarà una virtù cardinale… ma alla fin fine, essendo le virtù cardinali tre, e mancandone giustappunto una per pareggiare il conto coi corrispondenti punti (cardinali), beh…
con forza, saggezza e temperanza…
… … … … la coerenza sarebbe una splendida candidata…

P.S. A pubblicazione avvenuta mi segnalano che le virtù cardinali non sono 3 ma 4: Prudenza, Giustizia, Forza e Temperanza. Com’è ovvio, è tutta questione di fonti: su internet ho trovato entrambe le versioni… forse alcuni uniscono Prudenza e Giustizia sintetizzandole in Saggezza (perché no… ha un senso…), altri le lasciano suddivise… certamente esisterà qualcuno in grado di determinarne l’esatto numero e la esatta denominazione, distinguendo le “fonti” dagli “acquitrini”, ma io adesso ho un problema…
Si fosse trattato di un congiuntivo, di un errore di grammatica o di sintassi, lo avrei risolto… ma come posso risolvere un problema dove la differenza fra 3 e 4 è il fulmen in clausola?
Impossibile non perderla questa gara….
Eheheh, ma la soluzione è semplice…
Su cosa verteva la lezione? Sul dimostrare che si può perdere e ritentare… mi pare… giusto?
E quindi, emh… fate finta, se mi fossi perso l’analisi corretta, che il tutto sia una dimostrazione sul campo…