IL TESTIMONE

Arsenio entrò senza neanche bussare. Anzi, per dirla tutta, che quello potesse essere un problema, lui non se lo era neppure posto: aveva inserito la chiave nella serratura, fatto girare il nottolino, spinto la porta blandamente blindata, ed era entrato. Tutto qui. In futuro qualcuno gli avrebbe insegnato le buone maniere, e concetti quali il dover suonare il campanello, preavvisare con un colpo di telefono… In futuro. Nell’immediato quella forma di privacy, o di educazione che dir si voglia, per lui non esisteva. Non fece in tempo ad entrare che subito si ritrovò a correre verso la cucina: il suo orecchio attento aveva udito provenire un classico sibilo di caffettiera. Giunse appena in tempo per interrompere una zampillante fontanella tendente al marroncino. Dopodiché, terminate quelle priorità casuali, inizio a guardarsi intorno: in casa sembrava non esserci nessuno. Decise così di utilizzare una tecnica di ricerca altamente sofisticata e sempre funzionante, non disponendo, come nei videogiochi, né di un radar Doppler né di un radar ad impulsi.

Nonno, NONNO… Dove sei???”.

Ora, se c’è una cosa che, in genere, fa piacere ai nonni, è avere un nipote per casa, ma al vegliardo ci voleva proprio tutta per sopportarlo, quel discolo. In quel caso specifico poi… Lui sapeva perché il nipote era lì, e per evitare il problema alla radice aveva provato a nascondersi in camera: purtroppo, aveva dimenticato la caffettiera sul fuoco, segno inequivocabile di presenza umana, o di alzheimer evidente. Quel che il nonno cercava di evitare è presto detto: come ogni settimana, il nipote era lì per invitarlo al pranzo del sabato, ma a lui non andava di essere sempre visto come un peso, ed avrebbe quindi preferito non andare. Preferito… Ma come poteva, ora, far finta di non essere in casa, unico modo lecito e consentito per rifiutare? “Arrivo, arrivo…”, biascicò, sconfitto, dal suo rifugio.

Ciao, nonno”, iniziò il piccolo, avvicinandosi veloce verso la porta da cui era venuta la risposta. “Nonno… Senti… Posso venire a stare qui con te? Sai, sono appena scappato di casa…” disse, finendo la frase nel giungere sulla soglia.

Il nonno all’interno aveva sentito tutto. La porta ancora chiusa gli impediva di vedere dall’espressione del pargolo se fosse solo uno scherzo… ma il semplice fatto gli sembrò comunque un po’ più grave della “gestione” di un semplice invito a pranzo, e valutò quindi che sarebbe stato meglio indagare… Perché un bambino scappa di casa? Problemi scolastici di bullismo? Conflitto generazionale? E sì che pensava, alla sua età, di potersi finalmente riposare in santa pace…

Non era però finita… Questione di secondi, ed iniziò a squillare perentorio il telefono sul comodino. Alzò rapido la cornetta, mentre una voce affannata dall’altro capo iniziava con ”Papà, papà… hai per caso visto Arsenio? Non è rientrato da scuola, ed abbiam pensato che…”.

Non l’ho proprio visto, ma sono sicuro che arriverà…” tagliò lui breve, senza mai mentire…

Dopodiché aprì la porta, e vide lo scapestrato ormai complice…

* * *

Non parlarono di cose serie se non dopo due uova al tegamino, rigorosamente al lardo, una abbondante razione di Camembert, qualche fetta di crudo, ed un bicchiere di vino rosso. A testa, ovviamente, perché, checché ne dicesse qualche saccente esperto di alimentazione per l’infanzia, il nonno aveva tutta una sua filosofia di vita. Conoscendola, la si sarebbe potuta riassumere in “Mens sana”, la cui abituale prosecuzione “in corpore sano” era una semplice subordinata opzionale, eliminabile quando in contrasto con la premessa. Ed evidentemente per il nonno non era possibile essere sani di mente bevendo acqua, e mangiando principalmente proteine, fibre e verdure. In ogni caso, sembrava non esserci bisogno di spiegare ad Arsenio tutto questo: lasciato a se stesso, quantomeno in “cibologia applicata”, sembrava un allievo molto promettente…

Ti voglio spiegare un gioco” esordì il nonno mentre ripuliva il piatto facendo “scarpetta”, fra l’orrore di Monsieur Galateo e di Madame Bon Ton.

Davvero?” risposero due occhi luccicanti, che quasi non credevano poter rimandare le inevitabili spiegazioni sul perché lui volesse andar via di casa… “Dove ci mettiamo?”.

Ma qui, sul tavolo della cucina. Attento però, perché non è un gioco di carte, anche se le useremo”, dopodiché non ci fu bisogno di attendere molto, ed il disordine, prima presente sul tavolo, fu ordinatamente trasferito da un Arsenio impaziente nel lavandino della cucina. Fu quindi necessaria qualche istruzione aggiuntiva (“Il formaggio va in frigo; i piatti da lavare nella lavastoviglie…”) prima che la situazione si normalizzasse, ed il nonno iniziasse così le spiegazioni vere e proprie…

In questo gioco occorre fare una premessa, perché è un gioco di coppia basato sulla fiducia. I giocatori sono quindi partner, a due a due, e si aiutano per raggiungere un obiettivo comune. Hai presente? Come papà e mamma…”. Il paragone e l’esempio forse non erano eccezionali, ma i nonni hanno spesso metodologie e tecniche che devono essere ancora scoperte dalla moderna psicologia infantile…

Lo scambio di informazioni è importante. Si tratta di effettuare una specie di asta, competitiva, fra due coppie avversarie, e stabilire chi avrà come compito FARE (Il dichiarante), e chi DISFARE (I difensori). Come vedrai, la lunghezza dei colori sarà importante, così come importante sarà la dislocazione degli onori. Però, in ogni caso, sappi che non sarà sufficiente la conoscenza, perché anche una conoscenza perfetta sarà soggetta ai capricci della Fortuna, per cui sarà sempre necessario speculare”.

Speculare? Speculazione? Ma è un gioco brutto allora! La speculazione, lo sento spesso alla TV, è una brutta cosa…” interloquì un agitato Arsenio.

“Speculare, a rigor di logica, deriva da ‘speculari = osservare, esaminare’, ed a quella azione io mi riferisco: indagare cercando la verità, pensando e meditando”.

“Però alla TV è sempre intesa in senso negativo” controbatté il fanciullo.

“Non sempre quel che dice la TV è verità. Anzi, quasi mai… ed in un connubio alternato di informazione e disinformazione, quasi mai genera riflessione. Ma torniamo al nostro “speculare” ora… Immagina di essere un pioniere, di lasciar casa per andare all’estero, di trovare un campo libero e di volerlo coltivare. Però, una volta costruita casa e fattoria, non hai più soldi per arare e seminare. Cosa faresti tu in quella situazione?”

“Andrei in banca e mi farei prestare dei soldi! Semplice…”.

“Semplice a parole. Una banca, per sua natura, ti chiederà delle garanzie, e tu darai in garanzia casa e fattoria. Ora, immagina che venga un periodo di siccità assoluta: il tuo campo non renderà nulla, e tu dovrai chiedere un altro prestito, oltre a quello per la prima semina, perché sennò non avrai di che mangiare, e quindi un terzo prestito, per poter effettuare una seconda semina. Riesci a seguirmi? Perché dopo un po’ la Banca, dopo una serie di eventi negativi e di mancati pagamenti, per non perdere il suo investimento, metterà all’asta i tuoi beni, facendoti perdere tutto: casa, fattoria, lavoro…”

“E non c’è una soluzione?” si reintromise Arsenio.

“C’è, se si accetta nel gioco delle variabili la speculazione. Qualcuno infatti potrebbe valutare che, ogni cento anni, la siccità sarà presente solo nel 20% dei casi, e quindi decidere che valga la pena comprare quel che il tuo terreno produrrà o non produrrà, pagandolo con uno sconto un po’ maggiore del rischio rappresentato dalla siccità stessa. Comprando insomma qualcosa che ancora non esiste, e tu cedendo qualcosa che ancora non hai, ovvero il raccolto futuro qualunque esso sia, ne avrete entrambi un vantaggio: il compratore la certezza di avere in media un utile, tu la certezza di avere comunque casa, fattoria e lavoro. Ti sembra una cosa negativa? Ecco, il gioco che voglio insegnarti ti insegnerà a speculare su un obiettivo teorico…”

“Ah, vero. Il gioco…” fece eco Arsenio, che nell’ascoltare quei discorsi se n’era quasi dimenticato.

Imparerai che impegnarsi a far qualcosa (giocando in attacco, e chiamando ad esempio una manche o uno slam su un impasse), non sarà a priori giusto o sbagliato, perché entreranno, nel novero dei fattori da analizzare, concetti quali statistica, guadagno atteso, rischio… Imparerai che per impedire agli altri di far qualcosa (giocando in difesa), dovrai fare ipotesi, e queste ipotesi potranno basarsi sia su informazioni certe, sia su indizi, sia su semplici speranze, sia su motivazioni completamente marginali…

“Non mi sono molto chiari tutti questi aspetti…”

“Non ne dubito. Ma una volta appresi i meccanismi base, un po’ come in Karaté Kid, con “Dai la cera, togli la cera…”, troverai collegamenti straordinari … ed il tuo cervello inizierà a vedere connessioni prima impensabili in molti aspetti della vita.”

Nonno… ma insomma… mi stai incuriosendo da matti!!! Sto’ gioco, me lo spieghi?”

Ma certamente… solo che, come ti dicevo, occorre giocarlo in quattro. Quindi mi devi dire tu se preferisci portarmi qui due tuoi amici, o se preferisci giocarlo con me, Papà e Mamma: per me è lo stesso. Devi solo dirmi tu quel che pensi sia più semplice…

I miei amici giocano sempre coi videogiochi… difficile coinvolgerli…”

Arsenio, fai tu. So perfettamente che i videogiochi sono molto diffusi al giorno d’oggi, e non sono per niente stupito piacciano così tanto. “Panem et circenses” dicevano i latini, ma ti risparmio la filosofia sottostante, anche se i miei occhi vedono quanto poco sia cambiata la natura umana. Perché vedi, pochi lo dicono, ma tutto quel che viene fatto in media dalla gente, è per sua natura mediocre. Ora, se è la mediocrità quella che cerchi dalla vita, non ti sarà difficile trovarla…ma se vuoi essere diverso, devi scegliere e decidere diversamente…diversamente dalla mediocrità…

Nonno” disse un risoluto Arsenio, “vado a casa…e convinco papà e mamma!!!

Ed anche questa è fatta” pensò fra sé e sé il nonno che, finalmente solo, stava iniziando a rilassarsi…

Non era però finita… Questione di secondi, ed iniziò a squillare perentorio il telefono della cucina. Alzò, meno rapido che in precedenza, la cornetta, mentre una voce affannata dall’altro capo iniziava con ”Papà, papà… ma come? Arsenio è stato da te e non ci hai avvisato? Ma lo sapevi che eravamo in pena? Non potevi dirci che mangiava da te? Ma è mai possibile che non ne combini una giusta?”.

Il tempo mi è volato via come CH3-CH2-O-CH2-CH3…” tagliò lui breve, senza mai mentire…

Papà… Ma cosa dici…CH cosa?

“Il tempo mi è volato via come l’etere, ignorante…” sorrise il vegliardo, rispolverando le sue conoscenza di chimica farmaceutica… chiudendo la comunicazione…

Il paragone e l’esempio forse non erano eccezionali, ma i nonni hanno spesso metodologie e tecniche che devono essere ancora scoperte non solo dalla moderna psicologia infantile…

Sarebbe passato per il solito, vecchio, inaffidabile, ritardato, ma lui era contento così. In fondo, anche se nessuno se ne sarebbe mai accorto, era riuscito a passare il testimone più difficile: non quello della ricchezza o della conoscenza, per loro natura entrambe effimere, ma della sempre perenne curiosità critica…

Ed era semplicemente bastato, per qualche istante, tornare fanciullo…